Eleventh Dream Day, «Since Grazed»

Avevo storto il naso quando è uscito lo scorso aprile. Mi mancavano le scorribande sonore alla Crazy Horse, questo è certo. O forse – così mi dico ora, quasi per autogiustificarmi – è solo perché i fumi della primavera erano già inebrianti e questo è un cazzo di disco autunnale, un disco da rifugio. E invece è semplicemente bello. Ma bello sul serio. Triste, cupo e ipnotico, rivela il suo fascino di notte. Un fascino fatto di atmosfere distensive e quasi ambientali, di chitarre spesso gentili e splendide armonie vocali, di tristezza americana. Azzardando, direi che è una specie di Harvest dei nostri giorni – ma non ascoltate un cretino, fatevelo raccontare dalla bellissima Just Got Home (in Time to Say Goodbye). Schivando le iperboli, possiamo dire dell’altro: che Since Grazedundicesimo album dei nostri, se non vado errato – è un’ode all’amicizia e un prodotto del confinamento. Lo si avverte leggendo i testi (li trovate tutti su bandcamp), immergendosi nelle sue tonalità oscure, toccando la solitudine di quella copertina. E qualunque cosa sia, qualunque cosa vogliate che diventi, è un’ora di buonissima musica che scorre via avvolgendo e senza affaticare, e per chi ama gli Eleventh Dream Day è un più che piacevole ritorno.

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