Le Special Interest. È così che suona New Orleans? O è il 2020?

Scoperte caualmente ieri sera grazie a Pitchfork, che non aprivo da non so quanto tempo, e in particolare grazie a Jenn Pelly, che conosco (poco) grazie a due fatti: ha recentemente scritto un libro sull’esordio delle Raincoats e, ancor più recentemente, ha dato un 10 all’ultimo disco di Fiona Apple. Sembrerebbero cose insignificanti, ma: il primo disco delle Raincoats è un rinomato capolavoro, l’ultimo disco di Fiona Apple lo sta diventando (giustamente) alla velocità della luce.

Comunque, questo non è un post su Jenn Pelly, come potrebbe apparire a seconda vista. Le Special Interest, da New Orleans: sono loro le protagoniste, così grida il titolo ed è di loro che voglio parlare. Ve le presento così, con questo pezzo e questo video, che sono tra le cose più 2020 che mi sia capitato di incontrare in questo maledetto 2020.

All Tomorrow’s Carry è una strana specie di no-wave con beat techno, la chitarra sporca, la voce sicura e sfrontata che declama versi avvolti dalle fiamme, quelle stesse fiamme che le Nostre vorrebbero usare per far cenere di una città che cresce e fa deserto, si acchitta con lo schifo del cemento pulendo via dalla vista la sgradita povertà.

I watch the city crumble
Arise from the rubble
Another tawdry condo
And a high rise suite
Yea they were pushed out
Soon evacuated
House was near dilapidated

[…]

But would you bat an eye
Waiting for war machines to pass you by

But aren’t we going out tonight
Aren’t we going out?

https://specialinterestno.bandcamp.com/track/all-tomorrows-carry-2

Non lo avete presente anche voi quel deserto? Quello rappresentato nel video intendo, fatto di piloni, svincoli e palazzoni; il deserto post-industriale che il capitalismo e sua sorella pandemia hanno costruito a loro immagine e somiglianza, ripulendolo del verde e della presenza umana: della vitalità. Esatto, quello.

Il disco s’intitola The Passion of e viaggia pressappoco su questa lunghezza d’onda, un’onda che travolge con rabbia punk, rumore cittadino, umori industriali e battiti da rave. Deve qualcosa alle Raincoats, senza dubbio, ma questo è un particolare insignificante che mi serve solo a far quadrare il cerchio e a mettere il punto.


Appendice

Due cose estemporanee che ho scritto (su mastodon) mentre ascoltavo due dischi, anch’essi usciti quest’anno, che alle mie orecchie suonano incredibili e fortemente attuali. Propio come questo. E di nuovo, si tratta di due dischi brutalmente cittadini e post-industriali (in molti sensi). Li poggio qui, i due toot, perché hanno preceduto e preparato le mezze-riflessioni di questo post.

  1. Milano e il disco omonimo degli Wisecrack: https://mapledeathrecords.bandcamp.com/album/wisecrack
  2. New York e Shame degli Uniform: https://unifuckingform.bandcamp.com/album/shame

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