Stamattina, quasi per caso (ma sarei propenso a dar la colpa allo spirito del tempo), ho letto tre articoli apparsi su tre diverse testate che affrontano in qualche modo il tema «storia e identità». Ho trovato molto interessante quello di Carlo Franco, Etruschi, costruzione identitaria di un archetipo italiano, pubblicato su «Alias» e sull’edizione online del «Manifesto», in cui l’autore recensisce il libro di Andrea Avalli Il mito della prima Italia. L’uso politico degli etruschi tra fascismo e dopoguerra (gli altri articoli li ho raccolti qui). Mentre lo leggevo mi è venunta in mente la polemica bianciardiana sulle origini degli etruschi e fino all’ultimo ho sperato di vederla citata. Niente da fare. Va bene così, in fondo l’articolo è di altro tenore, ma ho sentito ugualmente l’esigenza di andarla a ritrovare e di trascriverla.
Il testo di Bianciardi è tratto dal libro Il lavoro culturale (1957), che, come dice egli stesso, è una sorta di ricostruzione delle «tappe di formazione di un intellettuale di provincia tra l’immediato dopoguerra e gli anni cinquanta», una cosa che sta tra «il pamphlet e il saggio di costume». Nel passo che precede la citazione qui riportata, Bianciardi descrive le diverse posizioni degli intellettuali grossetani sul tema della fondazione della città e, di conseguenza, su quello delle origini degli Etruschi; conclude poi raccontando la polemica che la «gioventù bruciata» grossetana (di cui egli faceva parte) aveva imbastito con questi intellettuali, decisa a farla finita una volta per tutte con la mitologia delle origini antiche del popolo etrusco. Così scrive:
Gli etruschi? Ma gli etruschi non sono mai esistiti. Voi vi chiedete da dove sono venuti, se dal continente, o dall’Asia Minore, o dall’America; avanzate anche l’ipotesi che siano sempre stati qui. Ebbene, avete tutti ragione e tutti torto, cioè vi ponete un problema che non ha senso. Avrebbe senso chiedersi da dove sono venuti i piemontesi, o i toscani, o i milanesi? Non esistono popoli che, tutti d’accordo, un bel giorno prendono il mare (dove trovano tante navi, oltre tutto?) e se ne vanno altrove.
Da dove vengono i milanesi? E chi lo sa? Molti da fuori: qualcuno è venuto su perché a casa sua non trovava lavoro, qualche altro venne, da giovane, a farci il militare, e poi ha preso moglie e non si è mosso più. Altri ci sono nati e ci stanno e ci lavorano: magari vorrebbero andarsene, a Capri, o in Brasile o in Australia, ma non possono perché non hanno soldi per il viaggio, né speranza di poter campare, lontani dalla loro città. Se vi dicessero che i milanesi vengono dalla Dalmazia, cosa fareste voi? Direste certamente che è un’ipotesi sballata, no? E allora perché credere a chi sostiene che gli etruschi vennero dall’Asia minore?
Gli etruschi erano appunto come i milanesi; erano quelli che abitavano in questa zona, e da altre parti, molto tempo fa e venivano chiamati, dagli altri, dai loro vicini, con questo nome. Da dove son venuti? Chi lo sa? Da dove gli era parso giusto venire. Ma l’alfabeto, la lingua, questa lingua misteriosa e indecifrabile? Macchè indecifrabile, rispondevamo noi. A che serve cercar di decifrare la cosiddetta lingua etrusca, se il frammento più lungo è di cinquecento parole in tutto?
O forse, aggiungevamo, se proprio vi preme di salvare in un qualsiasi modo i vostri etruschi, ebbene, allora vi diciamo che gli etruschi esistevano, ma non erano un popolo: erano una minoranza che governava la nostra terra, e teneva soggetta la povera gente, e la faceva sgobbare; una minoranza di armatori navali e di grossi commercianti, e di preti. Non avete forse detto che la religione romana prese da quella etrusca una parte della sua liturgia? Una minoranza, oltre tutto, di politicanti, anzi, di fascisti. Il primo fascio littorio non è stato forse trovato a Volterra, città…antichissima… e di fondazione etrusca?
Ho visto qualche mese fa “La chimera” di Alice Rohrwacher e a un certo punto un personaggio femminile dice che se ci ricordassimo meglio degli etruschi nella nostra società ci sarebbe meno maschilismo. Però mi fido di più delle parole del Biancia ;-)
Strelnik
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Ciao Strelnik! Alice potrebbe non avere tutti i torti: in effetti la condizione di cui godeva la donna nella società etrusca era piuttosto avanzata se confrontata con quella di quasi totale subalternità cui era relegata nelle società greca e romana. Sul dominio di una minoranza aveva però ragione il Biancia, non c’è dubbio.
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