Le copertine uguali (suppergiù)

Questo post nasce con un vuoto di memoria. Scarico un disco, apro la copertina e sobbalzo: «ma io questa copertina l’ho rivista cazzo, è uguale a quella di… a quella di…» e giù a scervellarmi inutilmente per settimane (non a tempo pieno, ovvio, ma insomma) finché a un certo punto salta fuori la copertina che avevo già visto e, magicamente, dimentico l’altra. La vecchiaia incalza, ma la tigna è dura a morire, passa un’altra settimana e risolvo il puzzle. Intanto ne avevo scritto su mastodon, un po’ divertito, un po’ mannaggiante e infine lieto per il lieto fine; un finale che include la (ri)scoperta di un artista, Robert Beatty, autore di numerosissime copertine nel giro degli artisti che ascolto io. Le due copertine sono quelle che potete osservare qui sotto (Robert Beatty è l’autore di quella dell’omonimo dei Mondo Drag, anno 2015; Ultra dei Kadabra è del 2023 ma non so chi è l’autore della cover): non sono proprio uguali, diciamo che hanno degli elementi in comune e probabilmente sono state la trifora e la tavolozza dei colori a scatenare il collegamento mentale. Sto clamorosamente divagando. Il che è anche un po’ il senso del post, ma insomma…

Il punto, se proprio vogliamo trovarne uno, è la reazione a catena: @enverdemichelis risponde segnalando affinità e divergenze tra Einstürzende Neubauten (il disco è Fünf auf der nach oben offenen Richterskala, 1987) e Le vibrazioni (è il primo omonimo, 2003). L’accostamento è terribile, lo so, ma non l’abbiamo voluto noi.

La risposta di enver mi riporta alla mente un’altra assurda somiglianza che avevo notato tempo prima – e su questa c’è veramente poco da scherzare: la seconda (2021) è un serio plagio della prima (2011), mentre la terza, che segue la seconda di un solo anno, è un’evidente citazione di quella con un sovrappiù di intimità.

Di qui in avanti inizio a notare sempre di più le copertine dei dischi (pare una cazzata, ma è un processo complicato, o comunque per nulla automatico, per chi la musica la ascolta prevalentemente in flac o in mp3) e inizio a mettere insieme una collezione di copertine belle sul mio account pixelfed; la rinnovata attenzione per le copertine si porta dietro una valanga di somiglianze a cui non ero preparato, come questa che segue per esempio, Stumpwork dei Dry Cleaning vs Man with the Magic Soap dei Persher, che è assurda per un motivo tutto suo: i due dischi non solo sono usciti lo stesso anno, il 2022, ma pure lo stesso giorno, il 21 ottobre, e questo porrebbe tutta una serie di domande completamente nuove e sballate cui forse è meglio non pensare (questa la lascio volentieri agli appassionati di complotti; giocate pure voi, ma senza farvi male eh):

E infine arriva il loop infinito, che è uno dei motivi per cui, dopo averlo annunciato a gennaio, ci ho messo altri tre mesi per scrivere questo post (un po’ è vero, ma è soprattutto una scusa). Si chiama «donne e uomini a pozzo nell’acqua» e di certo non si esaurisce con le copertine che potete ammirare qua sotto.

Il loop è partito alla vista della copertina di Jaguar II di Victoria Monét (l’ultima), cui è seguita un’intuizione bellissima poi purtroppo smentita, e cioè che la copertina del suddetto disco (siamo in zona R&B, anno 2023) fosse stata influenzata dalla copertina di Hiss degli Wormrot, ovvero la seconda (e siamo in zona grindcore, anno 2022). Lo stupore e la bellezza del collegamento sono stati presto stroncati quando mi sono trovato davanti la copertina di Drunk di Thundercat, una specie di classico del neo-soul degli anni Dieci (2017), vero probabile ispiratore della copertina di Jaguar II e di tutte le altre (a parte quella degli Wormrot), data la contiguità dei territori musicali. Seconda intuizione, basata su dati di fatto inconfutabili e perciò difficilmente smentibile, è la seguente: i dischi 3, 4 e 5, ovvero Raven di Kelela, Guy di Jayda G e il suddetto Jaguar II sono usciti tutti nel 2023, il che può dimostrare una cosa sola: che all’ossessione del 2022 per il sapone è seguita – immancabile – l’ossessione per l’acqua.

Un’altra cosa che accomuna gli ultimi tre dischi è il fatto che non ne ho ascoltato neanche una nota, e anche questo probabilmente non è un caso.

E qui possiamo chiudere. Io vi avevo mezzo avvertitə che questo post non aveva senso. Ringraziate piuttosto che non ho tirato in mezzo Spiderland degli Slint, ché avremmo rischiato seriamente i tarallucci e il vino.

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