Separazione, una poesia di Carol Sansour

La poesia, tradotta dall’arabo da Silvia Moresi, è tratta da «Metamorfosi», il primo numero della rivista «Arabpop. Rivista di arti e letterature arabe contemporanee», uscito nell’autunno del 2021. Una bellissima rivista pubblicata dalla Tamu edizioni che vi invito caldamente ad acquistare, qui. Anche la breve biografia che segue è tratta dalla rivista.

(Avevo postato le foto delle due pagine della rivista che contengono la poesia dal mio account su puntarella; l’ho riportata qui sul blog grazie alla trascrizione lampo fatta da @jones@graeber.social)

Sahar, conosci il significato della parola separazione?
Anche per me è sconosciuto
sembra sia un termine tecnico per definire il tuo ultimo viaggio.
Avevi perso più della metà del tuo peso
all’inizio della primavera
quando in una lettera mi hai scritto:
«non ho la forza di parlare
e scrivere è molto difficile».
Davanti a quelle che sembravano mille primavere
abbiamo sorseggiato un bicchiere di arabismo,
ti ho detto di essere furiosa
mi hai detto di essere piena di speranza.
Che terre infelici
ma quanta gioia dispensavi tu
cucinavi per i profughi del deserto
convincendoli che mangiavano per Giaffa.
Mi hai sfinita a suon di olive e timo
hai chiesto a Dio di concederti una patria
ma non l’ha fatto, come al solito,
così l’hai creata con una bicicletta.
Sussurro una vecchia canzone georgiana
«in Oriente non esiste Paese senza guerra»,
quanto detestavi i miei canti.
Cadute sulle rive della terra degli schiavi
caduti i nostri cuori in un’imboscata,
ho confessato:
«sei la persona più sciocca che amo»
«abbiamo studiato dallo stesso maestro», hai risposto.
Senza patria
ho costruito nel mio cuore una tenda
abbiamo portato con noi le mie noiose poesie
le nostre anime sono rimaste come essenze spezzate
città da progettare.
Ti ho convinta che amare la patria è un’offesa
indelebile
imperdonabile
mi hai convinta che noi, qui,
tra Farkha e Acri
sulle spiagge di Nauplio
a Beirut, al Cairo, a San‘a
siamo sotto la stessa nuvola
nulla ci distingue
identici i destini della follia.
Non conosco il significato della parola separazione
ma non ho partecipato alla tua sepoltura
e ho pensato alla tua morte come a un viaggio ad Amman
lì, dove ti rifugiavi dopo la fatica.
Come addio tardivo
compro tredici tulipani gialli
e quando il fioraio mi chiede delle lacrime
rispondo che ho sognato una rivoluzione
e tutti gli amici sono morti.

Atene
marzo 2021

Carol Sansour è una poetessa palestinese che vive e lavora ad Atene. Scrive e fotografa con l’obiettivo di smuovere e provocare gli elementi stagnanti della società. Con la sua visione postnazionale, postreligiosa e postgender prova a costruire uno spazio umano più ampio. Nel 2020 ha pubblicato la raccolta poetica Fi al-mishmish/In the Time of the Apricots/À la saison des abricots, per la casa editrice Al Kotob Khan. Le sue poesie non sono mai state tradotte in italiano.

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